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Nasce a Lugano.
Inizia l'attività pittorica nel 1966.

Dal 1975 al 1986 intraprende numerosi viaggi, che lo portano a soggiornare spesso in USA, Messico e Guatemala.
Successivamente si muove in tutta Italia per motivi di studio (Assisi, Firenze, Siena, Roma e Venezia).
Dal 1994 al 2001 è attivo nel suo atelier d'arte a West Palm Beach -Florida.
Nel 2001 si divide tra l'Atelier-Abitazione di Gassin al sud della Francia e quello della Collina d'Oro in Svizzera

Sulle sue tele di grandi dimensione - quasi servissero a farci "vedere" di più, come nella pittura dei primitivi l'occhio grande "guarda" di più - Muggiasca mette in scena i segni estremi, incontaminati, di questa inafferrabile trasmigrazione dell'immagine da un volto all'altro, dal pieno al vuoto, dalla nascita alla morte.
Segnali, appunto, che avendo perduto l'originaria funzione simbolica restano come reperti di una dissolta contemporaneità, menhir piantati nel vuoto fidando nella loro naturale potenza generativa di tempo e di luogo.
Ecco, generativa d'immagine è questa pittura trattenuta sulla soglia del colore e della forma, dalle apparenze disadorne e "implose", pittura scarnificata ed espiativa; da essa germina nello sguardo un grado di reattività sorprendentemente nuovo dinanzi a questo "universo pulsante"
tra gli estremi dell'inesprimibile per assenza d'immagine o per suo celamento in un'immagine autosussistente: la freccia, la croce, l'uovo, il teschio.
muggiasca freccia
Nord-sud-est-ovest: non simboli, ma pietre miliari della visione, che è, elementare, un certo grado di contaminazione con la realtà, sia essa magica, religiosa, politica o meramente pragmatica in tal senso è lo stesso. Punti cardinali destinati a fluire l'uno nell'altro (l'uovo nel teschio, e questi nella croce, e questa nella freccia protesa verso i quattro estremi del mondo), a sostenere il passaggio tra quel che è e quel che appare, la sua riconoscibilità ed eloquenza.
muggiasca croce nera
(Andrea Beolchi)
Segno e colore, insieme; un'invenzione che è compenetrazione continua e inevitabile. Sono forme semplici ma con tratti di complessità non riconducibili alla pura geometria.
muggiasca uova + magenta
Una linea originale sospesa tra minimalismo e simbolismo.
“L'invenzione” dell'astrazione nasce a stretto contatto con il segno: si annullano e si completano. La riduzione della forma potenzia il procedimento riflessivo indotto dall'immagine simbolica garantendo un'area di libertà in cui ogni elemento rappresenta se stesso e il rapporto è nell'equilibrio costante tra tutti gli elementi espressivi. L'analisi si allarga alle relazioni tra l'oggetto, il contesto, il colore, fino a formare un unico sistema linguistico. Tutto sempre sull'impercettibile, tesissima linea dell'incontro, del dialogo, del confronto. Che si frantumano nella serie delle tele rettangolari spaccate da un cuneo che si insinua nel mezzo, forse per dividerle o forse per avvicinarle ancora. Il reale dell'oggetto penetra l'ideale della pittura. Sempre terreno dialettico in cui l'artista si mette in gioco per sperimentare e sperimentarsi: “lotte di toni\l'equilibrio perduto\principi che decadono\inattesi colpi di tamburo\grandi domande\aspirazioni apparentemente insensate\impulso e nostalgia e desiderio in apparenza lacerati\catene e vincoli distruttivi che uniscono\opposti e contraddizioni\questa è la nostra armonia” (Wassily Kandinsky).
Sempre dualità: reale-ideale, oggetto-colore, meno-più. Spaccati rossi con un cuneo di legno bruciato che vi si infrange; tele blu o antracite, tre tele divise da due oggetti ficcanti, l'uovo simbolicamente trapassato. L'oggetto così fortemente materico rispetto al lirismo della superficie dipinta può anche essere neon colorato.
Le misure stesse dello spazio sembrano diventare elastiche tra lunghi intervalli di relativa oscurità e fasce d'elementi luminosi. Questa geometria nel suo impiego presuppone il senso della misura e di una resa iconografica essenziale. E' un'opera progettata, un oggetto muto ma privo di passività, trasmissione di comunicazione per una sensibilità che è intenzione precisa di svelare tutto un mondo.

(Martina Cavallarin)

2004